Per quelle tonalità pastello, piene di rosa e azzurri, che restituiscono un’atmosfera ovattata, scalfita da un segno a tratti graffiante.
Per l’espressività intensa, che traspare dai volti e dalle posture dei corpi, dei gesti e persino dalle pieghe del lenzuolo-fantasma!
E poi c’è quella tristezza che la Brenner sfiora ed evoca con delicatezza e intensità; una tristezza che sembra così definitiva per poi svelarsi, a ben guardarla, piena di vita.
Proprio così, questo racconto grafico è un continuo dialogo tra poli opposti che si attraggono: vita e morte, visibile e invisibile, mondo di qua e mondo di là, passato e presente, rumore e silenzio, tristezza e speranza, chiusura e apertura.
Un dialogo nel quale i lettori sono inevitabilmente trascinati empaticamente al fianco di Marjorie, tra la sua capigliatura bionda scompigliata e nella sua tristezza che ha tutte le ragioni di essere: il vuoto lasciato dalla morte della madre scava un dolore profondo, nel padre che non riesce a risollevarsi, e in Marjorie, tredicenne (ma sembra molto più grande!) che di tutto si deve occupare – fratellino piccolo e lavanderia di famiglia – mentre l’adolescenza è faticosissima, tra compagne di scuola insopportabili, corse tra scuola e lavoro, lezioni di nuoto che rievocano traumi passati.
E’ difficile elencare, in ordine di importanza, tutte le cose che odio.
Però posso affermare senza alcun dubbio che, al momento, il bucato e i fantasmi occupano il posto a pari merito.
Marjorie cammina a testa bassa, le spalle ricurve, non parla con nessuno, non solleva lo sguardo, calcia le foglie mentre origlia le compagne che parlano di feste proibite, si rifugia nelle note del pianoforte, sbircia con malcelato desiderio gruppi di ragazzi che suonano assieme.
E forse come lettori si potrà provare anche un po’ di fastidio nell’essere così vicini al dolore, alla tristezza e a certe cattiverie, eppure si percepirà tutto come abbastanza normale: perché sono sentimenti che, soprattutto in certe fasi di passaggio, è normale sperimentare.
Forse affiorerà il desiderio di scuotere Marjorie dal suo chiudersi in se stessa, mentre diversi alleati si fanno strada nella storia, persone che le si avvicinano perché la ammirano e le vogliono bene, non per pietà.
Chi scuoterà Marjorie dal suo torpore, tuttavia, non sono queste persone ma due accadimenti inaspettati: un losco figuro che, con l’inganno, vuole far chiudere l’attività della lavanderia, che per Marjorie rappresenta un legame fortissimo con la madre, e un fantasma che una notte si palesa nella casa-lavanderia di Marjorie.
Entrambi i personaggi intessono le fila di una trama che diventa più accelerata nel ritmo giocando su diversi piani narrativi e temporali.
Entrambi, il truffatore e il fantasma Wendell, pungolano Marjorie a uscire dal guscio, che lei inizialmente si tiene ben stretta in una resistenza passiva, quasi di negazione, e poi rompe, timidamente, spinta dalla curiosità e dal desiderio di salvare ciò che ama.
Ma torniamo al fantasma, che a tutti gli effetti è co-protagonista, e personaggio alter-ego di Marjorie.
Si chiama Wendell, e lo conosciamo fin dalle prime pagine in una narrazione parallela, nel mondo dei fantasmi.
Wendell è un fantasma bambino, è irrequieto, novello, un po’ escluso dal gruppo, diverso dagli altri perchè non si rassegna alla sua condizione e vorrebbe agire.
Così una notte infrange le regole, prende il treno proibito e si trova catapultato in città, nel mondo degli umani, dove viene attratto dalle note del pianoforte di Marjorie nella casa-lavanderia.
Mentre l’incontro con Mr. Saubertuck, il truffaldino imprenditore, avviene fin dalle prime pagine, l’incontro tra Marjorie e Wendell fantasma si concretizza ben oltre la metà del libro, quando la storia accelera in equivoci, incidenti, disavventure e avventure.
E’ chiaro che qui si palesano questioni importanti: l’invisibile Marjorie, che dell’invisibilità ha fatto la sua maschera sociale, diventa ben visibile a Wendell e viceversa, ed è chiaro che entrambi devono fare i conti con questa presenza (che porta in sé anche un’assenza).
Si incontrano di notte, spazio liminare tra la vita e la morte, ed entrambi si riconoscono intenti a ritrovare un proprio posto di senso nel mondo, qualsiasi esso sia.
Lei, Marjorie che lotta nella vita in una continua resa dei conti con la morte – quella sua sociale ma soprattutto quella della madre che non si rassegna a lasciar andare – e lui, Wendell, giovane ectoplasma che insegue la vita e non trova ragion d’essere insieme agli altri fantasmi.
Ad unire queste due “vite ai margini” è la morte, quella che entrambi faticano a perdonare e che viene evocata dall’acqua, simbolo per eccellenza del passaggio tra vita e morte ma anche di rinascita, ma anche elemento concreto che, si comprenderà bene solo alla fine del libro, è strettamente connesso alle vite di Marjorie e Wendell.
Ed è così che sarà proprio la lavanderia il luogo che sancirà la rinascita per entrambi in una nuova salvifica, strampalata e divertente alleanza, tra regno umano e regno dei fantasmi, in un finale rocambolesco e liberatorio dove qualche tessera si rimettere a posto e un timido sorriso inizia a svelarsi tra le labbra di Marjorie.
Un graphic novel intenso, da leggere più volte, adatto dagli 11 anni ma a un pubblico anche più grande, davvero per tutti.